lunedì 14 aprile 2014

Johann Sebastian Punk - More Lovely and More Temperate [Music Market/IRMA]

Chissà che faccia avrebbero fatto i Sex Pistols se un bel giorno un dandy degenerato col nome d'arte di Bach (che nel frattempo si è rifatto il look e ha una cresta colorata al posto dei boccoli) si fosse presentato da loro con un disco che nel titolo cita il 18° dei Sonets di Shakespeare: “Shall I compare thee to a summer’s day? Thou art more lovely and more temperate”, forse il più celebre componimento poetico sul declino dettato dal tempo e sulla capacità dell’arte di conferire immortalità alla bellezza. Non è dato saperlo, per fortuna, ma forse tutto quel popò di nichilismo e marciume e borchie e tagli e autodistruzione sarebbe stato meno "punk" e a noi un po’ sarebbe dispiaciuto. Detto questo, all'ombra delle torri di Bologna, J.S. Punk cova piani catastrofici, celebra lo sfarzo, l'artificio espressivo, con animo beffardo condanna la sincerità e il grigio provincialismo contrapponendovi un’immagine dionisiaca di bellezza. Con autoironia e inglese volutamente sghembo canta di amore, morte, pazzi, suicidi e ricerca della felicità accompagnato da un’equivoca ghenga di ceffi che si fanno chiamare Johnny Scotch, Albrecht Kaufmann, Pino Potenziometri. Un disco in cui convergono atmosfere glam-rock - che fanno pensare (vagamente) al David Bowie trasformista di Ziggy Stardust - ma anche pop barocco, shoegaze e surf-punk.