Il disco
d’esordio dei fiorentini Kelevra (termine che in ebraico significa “cane
randagio” e strizza l’occhio al precedente nome della band, Ritmo Randagio) è
di quelli pimpanti per una serie di buone ragioni: la voce del frontman Matteo
“Rave” c’è e non ne vuole sapere di Auto-Tune e correttori di acerbità vocali
che vanno per la maggiore tra i fanatici della nuova leva indietronica; timbro
caldo e avvolgente, dalla spiccata attitudine melodica, si cuce perfettamente a
un sound pop-rock fatto di riff incalzanti e dilatazioni strumentali che
guardano al miglior alt-rock di stampo britannico; poi c’è la teoria di fondo,
quella della relatività – pare proprio che questo sia un concept sulla relatività
– condita da un po’ di sano sgomento sulle magagne di una generazione con
l’acqua alla gola, ma anche questo è relativo; c’è anche quello spleen
decadente alimentato da sinth e tastiere di “baustelliana memoria” che dona
un’aurea dandy e vagamente retrò all’insieme, fermo restando l’impatto
catatonico di singoli dal ritmo danzereccio come “Mostrami il tuo volto” e “Iena”,
quest’ultimo online anche in un’azzeccata versione remix; infine non manca la
capacità di cambiare registro, accelerando il passo, dilatando le atmosfere,
mischiando influenze sino a lambire i confini del jazz
nei fraseggi di “Piove (Sguardo disincantato di una città smarrita)”. Un
esordio brillante.