Se ancora ce ne fosse bisogno Il
Testamento è l’ennesima prova del fatto che Andrea Appino, frontman degli
Zen Circus, ha capito tutto. Anzi, anche se siamo solo all’inizio, ci sono
buone ragioni per scommettere che il suo esordio come solista sarà uno dei
migliori del 2013. E non solo. Perché quando già il primo ascolto è un susseguirsi di affondi nelle viscere e
brividi lungo le vertebre allora puoi star certo che si tratta di roba forte.
Ti concentri sui testi, gli stessi che descrive come “la totale liberazione dai
miei dolori più profondi, la vera e difficile storia della mia famiglia usata
come veicolo per una terapia di gruppo, necessaria e a tratti violenta” e
capisci – o magari no, ma almeno ci provi – perché i dischi come questo siano
sempre più rari. Perché, molto spesso, è più facile rassegnarsi al malessere
che affrontarlo. Così, dismessi in parte i panni di folk-punk rocker cinico e
scanzonato a cui ti ha abituato in dodici anni di “circo zen”, il cantautore
pisano si addentra nei territori più reconditi della sua storia e te la sbatte
in faccia con quell’ironia feroce che è il suo marchio di fabbrica. E può
piacerti oppure no, ma è quella e in mezzo ci trovi tutto l’ego malato, i nuovi
mostri, le schizofrenie e le miserie del nostro tempo. Ma anche l’amore
svuotato da ogni dipendenza che ne offuscherebbe il senso. Un disco vero,
genuino, sentito. Pieno di talento.
