Un disco dedicato al genio intramontabile di Pier Paolo
Pasolini, al cinema, all’Italia di oggi e di ieri. Nato sulle pagine di un
moleskine consunto, Piccole catastrofi
è uno spaccato del nostro tempo dal sapore vagamente retrò, masterizzato su
nastro all’Indie Factory Studio di Sassari e passato per le bobine di un vecchio
Tascam Atr-60. Un disco in cui le città sono lo specchio di solitudini
quotidiane che si consumano nell'indifferenza, magari all’ombra di un aperitivo o sui binari che
attraversano il centro. È questo il leitmotiv dei dieci brani e il senso de Il tram, traccia scritta pensando all’omonimo
episodio televisivo diretto da Dario Argento all’interno della miniserie Rai “La
porta sul buio”, del 1969: l’omicidio in un tram, sotto gli occhi
ormai accecati dei passeggeri, ribadisce il concetto di una solitudine deleteria che la fa da
padrona nelle società occidentali del Terzo Millennio. Il cinema è alla base di tutto,
ispira e getta le fondamenta sulle quali si costruiscono narrazioni e strutture
musicali che si rifanno ai padri della canzone d’autore italiana, capaci di
alternare parentesi elettriche a morbidi intermezzi per archi e pianoforte:
come in Nouvelle Vogue, un omaggio
non solo alla corrente cinematografica, ma anche al mondo spensierato e
intellettualmente vivo che caratterizzava l’avanguardia d’oltralpe sul finire
degli anni Cinquanta. E poi la nostalgia per quella Dolce vita felliniana mai più ritrovata in Paese sera e l'omaggio al film-documentario Comizi d’amore, incaricato di chiudere
il disco, con cui Pasolini raccontava
gli “usi e costumi” degli italiani a metà degli anni Sessanta.
