Quello di Via
Direttissima 2 e 1/3 è un viaggio venato di nostalgia attraverso l’Italia
degli anni ‘70, fra ricordi d’infanzia e immagini entrate nella memoria
collettiva. Fotogrammi che scorrono veloci fuori dal finestrino, magari di una mitica
“2 cavalli marrone” lanciata sull’Autostrada del Sole: siamo nell’Italia
dell’Austerity e delle stragi di stato, quella di Mennea re dei 200, Dino
Zoff fra i pali e Senna alla Dap, del punk che esplodeva a Bologna e della coca
che scorreva a fiumi tra le ville in collina. E ancora di Gasmann e Volontè sul grande
schermo, del grande Alì che batteva Foreman sul ring del “Rumble in the
Jungle” sino a quel concerto dei Clash in piazza Maggiore, vissuto come una
sorta di iniziazione all’età adulta. Un amarcord che strappa più di un sorriso,
come quando riaffiora il ricordo della gamba di legno di nonna, rubata e
usata per giocare a baseball. Dopo la lunga militanza nei Radiocity – storica
formazione bolognese che nel 1980 raggiunse il 1° posto nella classifica delle
indipendenti – e diverse collaborazioni, Andrea De Luca ci consegna un disco
solista che si rifà al miglior cantautorato italiano, ripercorrendo con
toccante sincerità un periodo forse pieno di contraddizioni, ma comunque
indelebile della nostra storia. Il tutto impreziosito dalla collaborazione di
Vince Pastano, Max Messina e Antonello D’Urso in fase di produzione e
arrangiamento.
Un lavoro pregevole.
