Un flusso di pensieri
assordanti si dissolve nel vuoto della periferia letargica, notti venate da
bagliori alogeni cedono il passo al silenzio dell’alba, alla catarsi del
risveglio che cela in sé un’energia ancestrale. Sono lampi di luce dal
sottosuolo quelli che illuminano l’album d’esordio di Esma: remoti, irregolari
nelle diffrazioni, freddi e taglienti come schegge di ghiaccio che bruciano
quando iniziano a sciogliersi sottopelle. L’entropia sale mentre scorrono i 9
brani di Impossibile è solo una parola, primo atto del concept in tre
volumi Rivoluzione al Sole, di cui verrà registrato il secondo capitolo
la prossima estate al Transeuropa Studio di Carlo U. Rossi, tra i più quotati
produttori italiani. All’iperrealismo onirico dei testi, che emerge nella
dimensione cantautorale di brani come Faraon, My sweet galera, Dente di
drago, Pianoforte in fiamme sulla spiaggia e Come una stella, fa da
contraltare un sound alt-rock ruvido con derive electro-rave,
shoegaze e post-grunge, a cui si alternano parentesi morbide ma sempre di
grande impatto. Un terreno già battuto certo, ma la 4-piece dimostra di avere
invettiva e personalità, salvo cadere in cliché del genere come i sempre più
inflazionati cori alla Beach Boys.
