Oltre vent’anni di militanza nella scena
indipendente italiana, eppure il viaggio della Casa del Vento sembra appena
cominciato. Forse è anche merito della recente collaborazione con la “poetessa
maudìt" del rock, Patti Smith - con la quale hanno condiviso più volte il palco e
registrato i brani Seneca e Constantine’s Dream (contenuti in Banga
) - ma l’undicesimo capitolo discografico della band aretina brilla di nuova
luce. Colpiscono non solo l’armonia raggiunta negli arrangiamenti, ma anche la
maturità espressiva e il perfetto equilibrio tra dimensione folk e rock. Il fil
rouge che attraversa gli 11 brani è la ricerca di una salvezza intima e
collettiva al tempo stesso: un cammino accompagnato da artisti di spicco (da
Violante Placido a Francesco “Fry” Moneti dei MCR) in cui si avvicendano
classiche ballads (Berlin serenade e Icarus), accelerazioni
su tematiche sociali (La parola rende uguali, L’Inferno e la bellezza),
cover dei Pearl Jam (Just Breathe), parentesi rap arabeggianti (Hurriya)
e pagine di autentica poesia come Giorni dell’Eden, brano in cui suona
anche Lenny Kaye - “faithfull guitar” di Patti Smith - che si chiude con il
verso “don’t fear i will be there/to dry your tears”, intonato dall’artista
americana durante una data insieme. Un disco prezioso, carico di sfumature e
suggestioni. Di un'intensità che si coglie col tempo, come in un quadro di Monet.
