Con 9 album concentrati in 15 anni di onorata militanza ai
vertici della scena indipendente nostrana i pesaresi Cheap Wine vantano la più longeva e
intensa parabola di autoproduzione in Italia. Una bella prova di coerenza per una carriera coronata da
numerosi successi di critica e pubblico: nel 2009 il lavoro in studio Spirits viene eletto “Miglior album dell’anno”
dai lettori di Buscadero, l’anno successivo è la volta del riconoscimento come “Miglior
album live” assegnato a Stay Live dalla
webzine Roots Hightway, mentre nel 2012 il Mucchio Selvaggio inserisce Crime Stories (2002) nella classifica
dei “Migliori 50 album italiani non cantati in italiano”. Dovute premesse a
parte, a ottobre la band ha dato alle stampe Based on lies, l’esatto contrario di quanto recita il ben noto incipit cinematografico “Based on a true story”. Il titolo del nono disco riassume la visione che la band ha del mondo attuale: basato sulla finzione e sul controllo dei mass media. Quella che il filosofo statunitense
Noam Chomsky ha definito “Strategia della manipolazione”, che vede realizzata
la sua più completa ed efficace applicazione in quest’epoca di profonda crisi sociale, dove la parte più debole della popolazione, travolta dalla “piena”
di una recessione che sta assumendo contorni catastrofici, viene bombardata da
messaggi che tendono a distrarla e poi a spaventarla, sostenendo l’impunità di
chi ha generato e continua a fomentare i focolai della crisi. Con il consueto
approccio realistico e autobiografico alla stesura dei testi, i Cheap Wine fanno
per l’ennesima volta centro: tra distese di rock’n’roll desertico a tinte folk
e blues Based on lies è un convincente viaggio nel senso di vuoto e smarrimento provocato
da una crisi economica che sta ripercorrendo le orme della Grande Depressione
del secolo scorso.
Il video del primo singolo Waiting on the door
