Nove brani che ti entrano dritti in testa come un “earworm”,
quel “ritornello mentale” da cui siamo stati quasi tutti posseduti almeno una
volta nella vita. Proprio come il titolo della seconda release discografica dei
sassaresi De Grinpipol, nome che potrebbe far pensare ai cugini ambientalisti
dei Vintage People più che a una formazione indie rock cazzuta che intreccia
melodie vocali velatamente “talkingheadsiane” a linee di chitarra di stampo new
wave. Strabici al punto di buttare un occhio oltreoceano e uno sulle più vicine
coste britanniche, i nostri confermano quanto di buono ci avevano fatto
ascoltare in singoli come Claps your
hands e No! – grazie ai quali nel
2011 furono selezionati dagli organizzatori del “Glastonbury Emerging Talent”
come una delle 160 migliori band emergenti a livello europeo – arricchendo i suoni
di tastiere e campionamenti elettronici. Prodotto da Paolo Messere (già al
lavoro con Blessed Child Opera, One Dimensional Man e Ulan Bator) Earworms spazia in questa direzione in
un carnevale di suoni rock venati di pop-punk siderale e baldanzosa psichedelia.