Nei giorni
in cui le peripezie del Trota tenevano banco su giornali e rotocalchi , un
terzetto del basso Veneto sfornava un singolo potente come Una Lega di matti per
lanciare un disco d’esordio che mi ha messo di buon umore. Perché è cinico,
ironico e bastardo al punto giusto. La consuetudine del sentito dire
dimostra che un barlume di speranza oltre il baratro in cui siamo finiti c’è e
viene da una nuova generazione indignata e dalla voce di artisti (pochi) capaci di
rappresentarla sul serio, mantenendo una visione lucida e indipendente della
realtà. Undici pezzi indie-rock a tinte punk e new-wave dai toni
elettroacustici, che catturano per l’urgenza espressiva e per la capacità di
raccontare senza filtri un’Italia tristemente dominata dal provincialismo.
