Dopo diciassette anni passati a fare musica diversa (prog, musica da camera, elettronica, trip-hop, post-rock, jazz, folk e colonne sonore) con progetti diversi (Finisterre, La Maschera di cera, Hostsonaten, Quadraphonic e Aries) il genovese Fabio Zuffanti dà alle stampe un’opera pop sui generis (e quindi a suo modo diversa). I suoni riportano alle atmosfere ipnotiche di stampo wyattiano e a certe melodie alla Battisti di fine anni '70, mentre il titolo è un omaggio a “La voce del padrone” di Battiato. La chiave di volta sta nelle tematiche più personali, con testi spesso ironici sospesi tra sogno e realtà, presente e passato, citazioni letterarie e omaggi filmico-musicali. Domanda da non fare su FB: "ma che musica suoni"?
